giovedì 27 febbraio 2014

Schettino al Giglio per tornare a bordo Non sono un debole, voglio la verita

Schettino al Giglio per tornare a bordo Non sono un debole, voglio la verita

La storia

Schettino al Giglio per tornare a bordo Non sono un debole, voglio la verita

Il comandante risale sulla Concordia due anni dopo: Sono un galantuomo, quella notte io non sono scappato

La Concordia al Giglio (Reuters)

ISOLA DEL GIGLIO (Grosseto) - La signora Gigliola avrebbe volentieri fatto finta di niente. Ma quando l’ha vista sul lungo porto, Francesco Schettino ha deviato la sua camminata e si e avvicinato a lei per salutarla, come se fosse una vecchia amica. Volevo dirle che a tutti voi hanno raccontato una storia falsa, e sono qui solo per ristabilire la verita. Lei non ha distolto lo sguardo dalla sigaretta che stava fumando fuori dal suo negozio. Guardi che io quella notte c’ero, e me la ricordo ancora bene.

L’indifferenza e gia una risposta chiara. La frenesia, l’attesa per il ritorno del comandante della Costa Concordia non appartengono ai gigliesi. L’evento non e stato creato per loro, non gli riguarda. C’e qualcosa di rituale e di posticcio in questa visita improvvisa, voluta con forza dal diretto interessato. Le foto in piedi sul ponte del traghetto che lo ha sbarcato sull’isola, lui quasi in raccoglimento davanti alla sagoma di quella che fu la sua nave, sembrano posate. Il copione prevedeva infatti un versamento massiccio di lacrime, che al telefono l’ex comandante si affretta a smentire, consapevole che del fatto che il troppo stroppia. Non e vero che ho pianto. Chi mette in giro queste notizie mi vuole far passare per un debole, come e stato in questi due anni. Ma io non sono fatto cosi. Sto cercando di dimostrare che sono un galantuomo, non uno smidollato.

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Alla fine tutto si riduce a una questione di immagine. La visita alla nave non e fondamentale dal punto di vista giudiziario e Schettino non avra facolta di parola. Ma forse potro dare indicazioni ai miei tecnici in modo che si verifichi il funzionamento di alcuni supporti che quella notte rimasero muti. Il suo arrivo da semplice passeggero sull’isola dove e cambiata la sua vita e dove l’hanno persa 32 persone, sembra invece funzionale ad un cambio di strategia. Con i suoi nuovi avvocati, l’ex comandante ha imboccato la via mediatica al processo, ha scelto di farlo diventare una specie di format, che necessita pero dell’evento. Ho sempre mostrato rispetto per tutti, dai giudici a Costa Crociere. Ma al tempo stesso sento ogni giorno piu forte la necessita di far sentire la mia voce, senza attaccare nessuno. Non c’e nulla di male in questo, credo di averne diritto.

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Nell’unico albergo aperto in questa stagione sono bastate poche ore per il tutto esaurito. Ma gli effetti collaterali di questa due giorni di clamore sono piuttosto evidenti. La scorsa sera Schettino ha cenato al ristorante Da Ruggero, al porto. Non si e accorto di essere seduto proprio sotto la foto della Concordia sdraiata su un fianco, come lui la lascio. Tutto ancora parla di quella notte, ne tramanda la memoria, a cominciare dalla signora Gigliola che accolse a riva un uomo in divisa, spaventato e poco dedito a quel che lasciava su quella nave adagiata su un fianco. Capisco certe reazioni di freddezza. Ma io non sono scappato. E’ stato come un incidente stradale, capisce? Non e che ti metti in mezzo, stai sul marciapiede e magari telefoni ai soccorritori. Ecco, io coordinavo i lavori di recupero dal molo.

Il contrappasso non sta nell’accoglienza fredda, ma nella condizione di isolamento che Schettino e costretto a imporsi. E arrivato fin qui, ma e confinato in una villa sulla collina affittata in fretta e furia, sorvegliato a vista dagli avvocati che contrattano e vigilano su interviste e dichiarazioni alla stampa. Le parole che ripete al telefono, sempre le stesse, per ogni chiamata, appartengono invece alla strategia d’aula, persino i silenzi e le omissioni legate alla necessita di non farsi ulteriori nemici sono funzionali all’esito del processo, non a una necessita dell’anima. C’e molto calcolo in questo tornare a bordo due anni dopo. Pensate quel che volete. Ma io comunque sono qui e ci sto mettendo la faccia. Quella notte chiamai un tenente della Guardia costiera di Porto Santo Stefano, insieme a un’altra persona ho dato una mano a disincastrare una scialuppa. Ma nessuno di questi due soccorritori e stato sentito come teste al processo. Deve essere fatta giustizia vera, senza creare alcun capro espiatorio. Schettino parla come un libro stampato. Il sopralluogo sulla nave e funzionale alla sua difesa incentrata su presunti guasti e negligenze della compagnia armatrice; e in questi giorni ha trovato una inattesa sponda proprio nella procura di Grosseto che ha aperto un fascicolo su due dirigenti di Costa Crociere per la manomissione dei sigilli sul relitto. La sua presenza sull’isola e a bordo della Concordia fa parte invece del fungo mediatico, come lo definisce il sindaco Sergio Ortelli. Io non l’avrei fatto. Non sarei tornato. Capisco lo stato di necessita, capisco anche la voglia dei miei concittadini di stare fuori da questo evento.

Ortelli non ha mai cercato Schettino. Non lo fara neppure questa mattina. Mi sento in continuazione con le famiglie delle vittime, piuttosto. Con loro quest’isola avra sempre un legame vero. Ieri notte Schettino e uscito per fare una lunga passeggiata sul viale del porto. In strada non c’era nessuno. Immersa nell’oscurita, la Costa Concordia non si vedeva neppure.

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