martedì 11 marzo 2014

Valentina, 28 anni, costretta ad abortire nel bagnodell'ospedale: "Io abbandonata da medici obiettori"

Valentina, 28 anni, costretta ad abortire nel bagnodell'ospedale: "Io abbandonata da medici obiettori"

Martedi 11 Marzo 2014

ROMA - "Io sognavo un figlio, un bambino che avesse qualche possibilità di una vita normale. Invece mi sono ritrovata ad abortire al quinto mese sola come un cane". E la storia raccontata a Repubblica di Valentina Magnanti, 28 anni, portatrice di una malattia genetica trasmissibile molto rara, costretta ad abortire, nell'ottobre del 2010, al quinto mese di gravidanza. "Abbandonata in un bagno a partorire il feto morto - racconta - con il solo aiuto di mio marito Fabrizio. E tutto questo per colpa di una legge sulla fecondazione ingiusta, di medici obiettori, di uno Stato che non garantisce assistenza". La legge 40 e quella sotto accusa. Nonostante la malattia, infatti, Valentina potrebbe avere figli e per questo non puo accedere al programma di fecondazione assistita. "A me questa legge ingiusta concede solo di rimanere incinta e scoprire, come poi e avvenuto, che la bambina che aspettavo era malata, condannata - spiega la giovane - Lasciandomi libera di scegliere di abortire, al quinto mese: praticamente un parto". A questo si aggiunge il problema dei medici obiettori. "Decido di abortire e scopro che la mia ginecologa lo e, si rifiuta di farmi ricoverare. Riesco dopo vari tentativi ad avere da una ginecologa del Sandro Pertini il foglio del ricovero, dopo due giorni, pero, perche soltanto lei non e obiettore". Poi il triste epilogo. "E stato un inferno. Dopo 15 ore di dolori lancinanti, tra conati di vomito e momenti in cui svengo, con mio marito sempre accanto che non sa che fare, che chiama aiuto, che va da medici e infermieri dicendogli di assistermi, senza risultato, partorisco dentro il bagno dell'ospedale. Accanto a me c'e solo Fabrizio". Nessuna assistenza dal personale: "Nessuno ci ha assistito nel momento peggiore. Forse perche da quando sono entrata a quando ho partorito era cambiato il turno, c'erano solo medici obiettori". Al tempo nessuna denuncia. "Quando e finito tutto non avevo piu la forza di fare nulla. L'avvocato parla di omissione di soccorso, io so solo che nessuno deve essere trattato cosi in un Paese civile. Il responsabile e lo Stato che non garantisce un servizio sanitario adeguato. Nel Lazio quasi tutti i ginecologi sono obiettori". Poi l'apertura da parte dei tribunali, e una nuova speranza. "Almeno sulla legge 40 stiamo avendo ragione. Mi sono rivolta all'associazione Coscioni e abbiamo fatto ricorso perche anche chi ha malattie genetiche possa accedere alla fecondazioneassistita, alla diagnosi pre-impanto, perche non ci si debba ritrovare ad abortire al quinto mese. E ora il tribunale, per la seconda volta in due mesi, ha sollevato dubbi di costituzionalita su questo punto della legge. Forse ora anch'io potro diventare madre". I COMMENTI SU LEGGO FACEBOOK  Pubblicazione di Leggo - Il sito ufficiale. 

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