mercoledì 24 settembre 2014

Cancro, creata la molecola che blocca la metastasi

Potrebbe trattarsi di una rivoluzione in campo oncologico, capace di portare i medici a non puntare in primo luogo sulla distruzione delle masse tumorali, ma sul loro arresto.

Un tumore in stato avanzato, infatti, tende a produrre metastasi, ossia cellule del tumore che si “staccano” dalla neoplasia e vanno ad attaccare altri organi e tessuti. Un meccanismo che rende difficilmente il contrasto al tumore e che in genere viene combattuto con il ricorso alla chemioterapia. La terapia alternativa potrebbe essere stata trovata dai ricercatori dell’Universita di Stanford, che hanno individuato il meccanismo che porta alla diffusione delle metastasi. La molecola Axl, che si trova sulle cellule tumorali, si lega alla proteina Gas6, dando origine all’impulso che causa la metastasi.

Come spiegato dal Nature Chemical Biology, gli studiosi hanno dunque sviluppato diecimila sequenza di Dna generanti altrettante proteine simili ad Axl. Successivamente hanno riconosciuto quella che meglio “ingannava” Gas6, portandola a legarsi con essa e, in questo modo, a neutrallizzarla. Hanno poi sperimentato questa tecnica su alcuni topi malati di tumore al seno e alle ovaie. I risultati sono stati molto incoraggianti, dal momento che, nel caso del tumore al seno, si sono contati il 78% di noduli metastatici in meno. Percentuale che e arrivata al 90% per i tumori all’ovaio. La molecole che attrae Gas6, inoltre, resta nel flusso sanguigno per un periodo sufficientemente lungo. Al momento, ha spiegato Amato Giaccia, direttore del Radiation Biology Program dello Stanford Cancer Center, la terapia “si e dimostrata non tossica ed estremamente efficace”.

Siamo ancora alla fase pre-clinica, per cui saranno necessari anni di sperimentazioni sugli animali, prima che questa tecnica possa essere messa alla prova sull’essere umano. Di tempo, dunque, ne deve ancora passare, ma – anche grazie alla ricerca sul cancro al seno dell’Istituto nazionale tumori di Milano – si ha l’impressione che per l’oncologia si sia aperto un nuovo fronte da cui poter attaccare efficacemente il tumore.

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