giovedì 17 luglio 2014

Svelato il segreto delle piramidi egizie

La vita al tempo degli antichi egizi non doveva essere il massimo, in particolar modo se non si aveva la fortuna di nascere (fatto assai probabile) nella famiglia reale:

che si fosse schiavi o operai specializzati, infatti, poteva toccare nella vita di dover lavorare a quegli imponenti sepolcri che i regnanti facevano costruire per loro stessi al fine di testimoniare la propria grandezza in terra e, soprattutto, di avere un viaggio nell’aldila il piu gradevole possibile. Una fatica non trascurabile, considerando i mezzi dell’epoca, che costava molto anche in termini di vite umane, pur avendo il pregio indiscutibile di averci consegnato tra le piu spettacolari strutture non soltanto dell’antichita ma dell’intera storia dell’umanita.

Slitte di legno per trasportare i blocchi

Di fronte all’immensita e alla bellezza delle piramidi, in particolare quelle di Giza, lo stupore e la meraviglia dovuti all’ingegno dei nostri predecessori hanno spesso lasciato il passo a speculazioni a dir poco “acrobatiche” il cui fine ultimo doveva essere la spiegazione di come, migliaia di anni fa, sarebbero stati costruiti tali edifici: si e cosi arrivati a scomodare addirittura gli alieni, presumibilmente ignorando l’elevatissimo grado di conoscenze (astronomiche ed ingegneristiche, giusto per citare due campi a caso) che avevano i dotti e i sapienti delle grandi civilta di un tempo. Forme di vita extraterrestre a parte, le cose, come spesso accade, potrebbero essere assai piu semplici di come appaiono: questa almeno sembrerebbe essere la conclusione di uno studio, condotto da alcuni ricercatori olandesi, che per la prima volta chiarisce quale sarebbe stato lo stratagemma che avrebbe aiutato nel trasporto dei grossi e pesanti blocchi d i pietra che costituiscono l’ossatura delle piramidi. E noto come fondamentale fosse il ricorso alle slitte di legno per trascinare i massi gia tagliati o le statue: si, ma come si superava il problema dell’attrito, ottimizzando cosi le energie spese? La risposta l’avrebbero trovata gli scienziati della University of Amsterdam i quali, osservando il modo in cui un corpo scivolava sulla sabbia asciutta o bagnata, hanno concluso che per agevolare lo svolgimento dei lavori che tanto segnarono e caratterizzarono la geografia dell’antico Egitto sarebbe stata sufficiente nient’altro che una modesta quantita d’acqua .

Sabbia bagnata

Attraverso alcuni esperimenti, i ricercatori hanno dimostrato come l’attrito puo essere considerevolmente ridotto grazie all’aggiunta di acqua, purche in piccole quantita: la conseguente capillarita, ossia l’interazione tra le molecole di acqua e quelle che compongono il materiale solido, aumenta il modulo di scorrimento della sabbia, favorendo quindi in sostanza lo scivolamento degli oggetti trascinati su di essa. L’operazione andava condotta, senza dubbio, con molta perizia e in base a precisa esperienza, dal momento che troppa acqua avrebbe causato ulteriori problemi, aumentando il coefficiente di frizione e portandolo nuovamente ai livelli di quello della sabbia asciutta; quest’ultima, oltre a presentare il problema dell’attrito, tende ad accumularsi, creando cosi un ostacolo aggiuntivo all’oggetto che viene trasportato, ragione in piu per ricorrere alla sabbia lievemente bagnata onde utilizzare al meglio le energie dei lavorat ori. Ma le sorprese non sono finite qui.

Articolo originale