mercoledì 27 agosto 2014

Quando gli antichi egizi iniziarono ad imbalsamare i propri morti?

Il lavoro congiunto di alcuni ricercatori provenienti dalle Universita di York, Macquarie ed Oxford avrebbe portato alla luce nuove testimonianze che suggeriscono come l’origine della pratica dell’imbalsamazione dei cadaveri nell’antico Egitto sia da collocare almeno 1.500 anni prima di quanto pensato fino ad ora.

Tale conclusione giunge dopo uno studio durato 11 anni che ha visto coinvolti i dipartimenti di archeologia e storia antica dei diversi atenei: i risultati approfondiscono alcuni aspetti estremamente interessanti (ed affascinanti) relativamente alla pratica che fu centrale nella cultura dell’Egitto dei faraoni e che, ancora oggi, assurge quasi a simbolo di quella antichissima e straordinaria civilta che fiori lungo le rive del Nilo.

Imbalsamazione con resine naturali

A proposito della mummificazione presso gli egiziani, le teorie tradizionali, in buona parte basatesi su ritrovamenti archeologici avvenuti negli scorsi secoli, suggeriscono come nell’epoca preistorica corrispondente al tardo neolitico e alla fase pre-dinastica compresa tra il 4.500 e il 3.100 a. C. i corpi degli uomini fossero sottoposti ad un processo naturale allo scopo di conservarli nel tempo, determinato dal clima caldo e asciutto del deserto. Le sabbie dell’Egitto hanno infatti restituito negli anni agli archeologi cadaveri del tutto integri, essiccati quasi come i loro discendenti che, qualche secolo dopo, avrebbero vissuto e sarebbero morti nell’epoca del massimo splendore della regione nilotica.

Il ricorso a resine naturali nell’ambito della mummificazione artificiale e documentato soltanto a partire da un caso del 2.200 a C., ossia durante il periodo detto del Regno Antico, e divenne sempre piu diffuso durante il Regno medio, tra il 2.000 e il 1.600 a. C.: il lavoro dei ricercatori, reso noto attraverso un articolo pubblicato da PLOS ONE, apre pero a nuove inaspettate prospettive che muterebbero profondamente tale cronologia. Secondo la dottoressa Jana Jones, della australiana Macquarie University, infatti, l’uso di sostanze particolari nel trattamento dei cadaveri sarebbe stato comune gia in un arco di tempo compreso tra il 4.500 e il 3.350 a. C., come dimostrerebbero le mummie prese in esame per lo studio, provenienti dai cimiteri neolitici di Badari e Mostagedda, venute alla luce principalmente negli anni ’30 ed inviate all’epoca presso diversi musei britannici. Alcuni campioni, particolarmente antichi, non erano mai stati sottoposti ad approfondite indagini archeologiche: ed hanno rivelato segreti sorprendenti.

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